Giulio Bollati, intellettuale
Il 6 novembre 2024 il Centro APICE ricorda Giulio Bollati nel centenario della nascita, con una lectio magistralis di Walter Barberis, docente di Storia moderna all’Università degli Studi di Torino, nonché presidente della Giulio Einaudi editore.
L’“altro” Giulio nella Einaudi degli anni cinquanta, sessanta, settanta, lì ideatore di alcune collane cruciali per la storia della cultura italiana del tempo, tra le quali “Nuovo Politecnico” (nata nel 1965) e “Biblioteca giovani” (nata nel 1975), in stanza al Saggiatore e consulente di Mondadori tra 1978 e 1984, editore in proprio dal 1987, quando nasce la Bollati Boringhieri, Giulio Bollati (1924-1996) non è stato solo un simbolo e una colonna portante dell’editoria di ricerca del secondo Novecento, ma anche un intellettuale poliedrico, di solidissima vasta e articolata cultura – di una cultura dalla forte impronta civile.
Italianista di formazione – ha studiato alla Normale di Pisa, dove insegnano Giorgio Pasquali, Luigi Russo, Delio Cantimori – ma storico di vaglia de facto, saggista e prosatore, esperto di arte e di fotografia, il nucleo del suo lavoro critico è consegnato ad alcuni lavori che, muovendosi tra letteratura, storia e politica, appaiono per molti versi anticipatori di tendenze e urgenze che si imporranno nei decenni successivi, e per questo non hanno perso nulla della loro carica interpretativa: in particolare, L’italiano – venuto alla luce nel 1972 nel quadro della grande impresa della Storia d’Italia Einaudi, compreso nel primo volume sui “caratteri originari”, e poi riproposto come monografia a sé con il sottotitolo Il carattere nazionale come storia e come invenzione (1983). Al centro del suo interesse c’è anche la riflessione sugli sviluppi della cultura italiana fra Sette e Ottocento, sull’affacciarsi alla modernità di quella che sarà la nazione unita, sulle ragioni del suo ritardo, che lo porta ad occuparsi di Alfieri, Cuoco, Sismondi, Leopardi, Manzoni, del gruppo del “Conciliatore”, di Cattaneo. Ne fanno fede i saggi raccolti nel 2014 nel volume L’invenzione dell’Italia moderna. Leopardi, Manzoni e altre imprese ideali prima dell’Unità.
Un filo rosso unisce l’esperienza di Bollati al Saggiatore e la linea della Bollati Boringhieri, non solo per le direttrici e gli orizzonti disciplinari – filosofia, scienza, epistemologia, teoria politica, giustizia, etica, teoria letteraria per il Saggiatore; scienza, psicanalisi, antropologia ma anche filosofia, storia, economia – e non solo per l’insistenza sul dialogo tra scienze esatte e scienze umane. Il tentativo, infatti, è anche quello di proporre una cassetta degli strumenti e una griglia di lettura dei fenomeni e dei processi, in una fase, tra anni ottanta e novanta, di crisi e disorientamento sul piano culturale come su quello politico, lungo una linea di resistenza al disincanto e alla vischiosa inafferrabilità del presente, per ribadire la vitalità di una tradizione ideale che è insieme politecnica e democratica, illuminista e storicista.
Irene Piazzoni
Università degli Studi di Milano