15 giugno 2022

Maria Arpesani, riviste e femminismo tra gli anni Dieci e gli anni Venti

Una foto di Maria Arpesani –  Archivio Aldo Carpi e Maria Arpesani

Nel 2010 un pronipote di Aldo Carpi e Maria Arpesani consegna al Centro Apice l’archivio di famiglia (oggi in corso di ordinamento): 75 buste di corrispondenza, documenti e fotografie che riflettono la vita privata e professionale dei Carpi Arpesani. Di queste buste, 20 costituiscono il subfondo Maria Arpesani e contengono la corrispondenza, i taccuini ricchi di riflessioni religiose e filosofiche e gli scritti critici della donna. Ma non solo: la Arpesani ha conservato anche molte minute delle lettere in uscita e ciò costituisce una rarità in un archivio di persona.

Su Aldo Carpi, molto si è scritto, ma chi era la moglie Maria Arpesani? Maria nasce a Milano il 30 settembre 1886 dall’architetto Cecilio Arpesani e dalla redattrice Fiorenza De Agostini. Cresce nella Milano liberale di fine Ottocento, frequenta i teatri e i salotti borghesi, dimostrandosi fin dalla giovane età interessata al giornalismo e alla filosofia. Dopo gli studi classici, si laurea in Lingua Francese presso l’Accademia Scientifico Letteraria di Milano con una tesi dedicata all’arte della persuasione in Pascal. Il suo relatore è Piero Martinetti. A partire dagli anni Dieci del secolo scorso inizia a frequentare gli ambienti del modernismo cattolico, in particolare stringe rapporti con Don Brizio Casciola e con la sua colonia agricola presso Crevenna. Ed è proprio qui che nel 1913 Maria Arpesani conosce il pittore Aldo Carpi con il quale convola a nozze il 23 maggio 1917. Dalla loro unione nascono sei figli: Fiorenzo (compositore per il Piccolo Teatro di Strehler), Pinin (scrittore e illustratore), Giovanna (collaboratrice del compositore Marcello Abbado), Eugenio (artista concettuale), Piero (autore di programmi RAI) e Paolo (partigiano deportato e ucciso a soli 17 anni).

Tra il 1913 e il 1920 Maria Arpesani è attiva nella redazione di alcune riviste rivolte al pubblico femminile ma non solo: collabora con il periodico «Voci Amiche» diretto da Sofia Vaggi Rebuschini, contribuendo con alcuni articoli e brevi novelle.

A partire dal 1917, in pieno conflitto, Maria, insieme alla sorella Adelaide e alla zia Ninina Arpesani, dirige la rivista «Vita Fraterna» fondata con lo scopo di sostenere lo sforzo bellico al fronte e sottolineare l’importanza del ruolo femminile all’interno del conflitto. In un articolo pubblicato nel novembre 1917, Maria fa appello alle donne italiane affinché ognuna che  «ha un uomo al fronte, figlio, fratello, sposo, padre […] scriva oggi, subito una parola di conforto e di incitamento ai suoi cari che combattono. Diciamo loro […] “fate il vostro dovere, a qualunque costo! Noi, a qualunque costo, faremo il dovere nostro, tutte!”».

Maria Arpesani è strettamente legata all’Unione Femminile Nazionale di Ersilia Majno Bronzini e Ada Garlanda Negri, espressione milanese del femminismo pratico e dedito alle cause sociali. Per questo motivo in «Vita Fraterna» non mancano contributi critici relativi agli sviluppi del femminismo; esemplare è l’articolo pubblicato nel novembre 1918 in cui Maria Carpi Arpesani esprime le proprie convinzioni e i propri dubbi relativi alla conduzione della battaglia del femminismo colpevole, a detta dell’autrice, di essere ancora troppo acerbo e puerile. Nella visione di Maria, la chiave per rendere la donna parte attiva della società non sarebbe il perseguimento della parità del genere maschile e di quello femminile, bensì il riconoscimento della diversità tra i due sessi: «Noi non avremo vera parte nella società e nella vita dello stato che in quanto saremo diverse dagli uomini non in quanto saremo eguali; in quanto saremo pienamente donne, non in quanto saremo uomini artefatti». Una visione indiscutibilmente moderna per l’epoca.

 

Aurora Lucini