12 ottobre 2021

Il fondo Scheiwiller: una miniera di parole e immagini

Raffaele Carrieri, La sardina cieca, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1960.

Tra i lasciti più cospicui e preziosi conservati a Apice, il fondo Scheiwiller si segnala per la straordinaria abbondanza di materiali che esemplificano la vivacità del rapporto tra letteratura e arti visive nel secolo scorso. Nata come casa editrice di libri d’arte, nel passaggio generazionale tra il fondatore Giovanni e il figlio Vanni casa Scheiwiller si trasformerà in un’impresa culturale piccola ma agguerrita, specializzata in lungimiranti repêchage di voci poetiche fino ad allora marginali nel canone lirico novecentesco. La raffinata fattura dei libretti Scheiwiller, così come le strenne approntate su committenza di istituzioni bancarie milanesi, testimoniano una proposta culturale insieme ludica e programmaticamente anticonformista, che trova uno dei suoi punti di forza nella collaborazione editoriale tra scrittori e artisti. Anche quando si tratta di pubblicare libri di lirici già affermati o in via di affermazione, come Montale o Sereni, Vanni non rinuncia a confezionare oggetti librari a cui partecipano anche pittori, scultori e fotografi. Molti dei ben ventiquattro titoli di Vittorio Sereni pubblicati da Scheiwiller offrono attestazioni suggestive di questa prassi.

Oltre alle centinaia di volumi pubblicati dagli anni Venti agli anni Novanta del Novecento, di un’invenzione editoriale che concepisce parola e immagine come tratti indissolubili dell’oggetto libro fa fede anche una congerie di bozzetti, menabò, prove di stampa, nonché la stessa corrispondenza tra editore e autori. Questo orientamento vede il suo momento più vivace durante gli anni Sessanta: mentre prosegue l’importazione di voci poetiche dall’estero, la curiosità sperimentatrice di Vanni trova consonanze con il fermento neoavanguardista italiano; di qui muove anche la “riscoperta” delle avanguardie storiche, in primis il futurismo, che proprio dall’invenzione delle tavole parolibere aveva creato un modello imprescindibile di grafica poetica. Ancora una volta, la ricchezza del patrimonio archivistico conservato a Apice suggerisce numerose “piste” di attraversamento ed esplorazione della cultura novecentesca, perché i libri futuristi del fondo Scheiwiller dialogano con quelli ospitati presso il fondo Sergio Reggi; i periodici futuristi afferenti a questa collezione sono stati interamente catalogati a cura di chi scrive e sono offerti alla libera visualizzazione sul sito di Apice.

 

Elisa Gambaro
Università degli studi di Milano

 

Fortunato Depero, Liriche radiofoniche. Milano, Morreale, 1934.