24 Gennaio 2025 09:00

Ulrico Hoepli. Tuttwil, 18 febbraio 1847 – Milano, 24 gennaio 1935

Ulrico Hoepli nel suo studio, foto conservata nell’archivio privato Hoepli

Nel febbraio 1934 Ulrico Hoepli nel ricevere un biglietto di auguri per i suoi 87 anni da monsignor Galbiati, il prefetto della Biblioteca Ambrosiana, gli risponde che ha “ancora una gran voglia di lavorare e perciò, e forse solamente perciò, (…) ancora una gran voglia di vivere”.  Una confessione che risponde al motto che scelse per la casa editrice: “In labore virtus et vita”. Ne conosciamo la routine: ogni mattina si fa condurre dal Villino Hoepli, che ha edificato in via XX Settembre, in Galleria De Cristoforis, dove ha sede la Libreria che ha acquistato nel 1870 da due librai di origine viennese. Torna a casa all’ora di pranzo e verso le 14.30 è di nuovo in libreria fino alle 19. Ha l’abitudine di sedersi su un punteruolo e un’ampia scrivania, ingombra di carte, lo separa da chi vuole conferire con lui e a cui non è offerta una sedia. Scortesia? No, è un modo di tutelarsi anche perché la sua postazione si trova all’interno della libreria ed è relativamente accessibile a chiunque. In questo modo i colloqui durano circa una quindicina di minuti e può, senza troppe distinzioni, incontrare autori, fornitori, colleghi, clienti e autorità.  A quel punto è una leggenda vivente: Angelo Fortunato Formiggini, autore del Dizionarietto rompiscatole compilato da uno dei suddetti (1928), lo definisce il “Nestore degli editori italiani”. L’Italia gli deve molto: ha creato la collana dei “Manuali Hoepli”, ha divulgato la scienza e la tecnica che hanno accompagnato la prima industrializzazione del Paese, ha fatto conoscere il nostro patrimonio artistico attraverso la monumentale Storia dell’arte italiana di Adolfo Venturi, ha incrementato gli studi su Dante e così via. Milano gli deve molto: qualche anno prima ha regalato il Planetario alla città, inaugurato da Mussolini nel 1930, ha fondato la Biblioteca Popolare Ulrico Hoepli, con sede nel casino ex daziario di Porta Nuova, in occasione del cinquant’anni di attività editoriale (1922).

Tuttavia, Ulrico Hoepli, pur legatissimo a Milano e all’Italia, ha voluto conservare la cittadinanza svizzera, così come i suoi discendenti. Senza figli, chiamò da Lione il nipote Charles ad affiancarlo nel lavoro editoriale. Già nel 1911 aveva istituito a Zurigo la Fondazione Hoepli “allo scopo di venir in aiuto ai bisognosi delle Scienze, Lettere ed Arti”. La Fondazione, in cui non aveva voluto coinvolgere famigliari, prosegue la sua attività ancora oggi, così come Libreria e Casa Editrice che hanno festeggiato i 150 anni nel 2020 nel solco del cammino tracciato dal fondatore.

 

Alberto Saibene
Editor e responsabile dell’archivio storico Hoepli