15 aprile 2025

Silvia Giacomoni (1938-2025)

Silvia Giacomoni (1938-2025)

Il 15 marzo 2025 è scomparsa Silvia Giacomoni, che nell’ottobre 2024 aveva donato al Centro Apice il suo archivio, di cui oggi siamo in grado di fornire una prima descrizione insieme a un approfondimento sulla sua attività di biblista. 

 

Per conoscere Silvia Giacomoni, è utile iniziare da un elenco dei suoi libri, che esclude traduzioni e curatele: Miseria e nobiltà della ricerca in Italia. Le fondazioni e gli istituti di studi economico sociali (1979), La donna (1979), Il cavallo (1979), Il cibo (1982), L’Italia della moda (1984), La stanza vuota (1989), Ecce coppia (1990), Vieni qua, assassina (1993), Tetto, Andrea e le mamme in attesa. Storia per ragazzini che fanno domande (1994), La vita di Mosè (1995 e 2009), Dice Matteo. Il rabbi che amava, seguiva, interpretava Gesù (2007), Alessandro Manzoni. Quattro ritratti stravaganti (2008), Bibbia, libri e giornali (2017).

L’elenco dà la misura di uno spettro ampio di interessi, che si riassume in un aggettivo: stravaganti. È un aggettivo che può assumere una connotazione negativa ma che è, in questo caso, rivelatore di un cambiamento intervenuto a metà degli anni Novanta del Novecento.

La vita di Silvia Giacomoni è stata segnata dall’incontro con il cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. Gli anni trascorsi come giornalista di «Repubblica» sbiadiscono di fronte a un fatto solo in apparenza minore, coinciso con la curatela di alcuni scritti di Martini raccolti nel volume L’ira di Dio e altri scritti, pubblicato da Longanesi nel 1995. Da allora, tutte le energie si sono concentrate verso un obiettivo: tradurre il messaggio biblico in un linguaggio comprensibile a tutti.

L’esito di tale sforzo divenne visibile nel 2004, quando l’editore Salani diede alle stampe il racconto dell’antico Testamento trascritto da Silvia Giacomoni (e illustrato da quarantuno tavole di Mimmo Paladino). Il risvolto anteriore di Paolo De Benedetti registra la posta in gioco dietro quest’operazione: come il personaggio letterario di Alice, Silvia «è entrata nello specchio, lei è entrata nel mondo raccontato dalla Bibbia, si è mescolata a quelle persone, ha parlato con loro, ha vissuto quelle vicende, ha pensato quegli infiniti pensieri narrati dalla Bibbia. E ora torna fra noi e ci racconta tutto». È entrata, dunque, ed è cambiata.

La Bibbia è stata il paese delle meraviglie di Silvia Giacomoni: uno spazio ampio, da percorrere in lungo e in largo, soffermandosi su alcuni luoghi, descrivendoli in un linguaggio accessibile a tutti. A quando risale la scoperta di questo spazio? Qual è stato il ruolo di Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano dal 1979?

Nata a Genova nel 1938, Silvia Giacomoni ha trascorso buona parte della sua vita nella città di cui Martini ha retto la diocesi dal 1979 al 2002; a Milano Silvia è stata insegnante, traduttrice e giornalista per “Repubblica”. Quando è diventata biblista? La pubblicazione nel 2004 della Nuova Bibbia Salani. L’antico Testamento raccontato da Silvia Giacomoni potrebbe essere la risposta più semplice alla domanda appena formulata, che ricomprende anche le due questioni sollevate nel capoverso precedente. Più semplice, ma non esaustiva: la traduzione per Salani si inserisce in un percorso che inizia nel 1979 e termina nel 2021.

 

  1. 1979

Alla fine degli anni Settanta, Silvia Giacomoni venne chiamata dall’editore Zanichelli a dirigere la seconda serie dell’Album di scienze umane integrate. Fu la curatrice ad assumersi il compito di iniziare la nuova serie, pubblicando nel 1979 due album, il primo dedicato al Cavallo, il secondo alla Donna.

Le pagine del secondo album fotografano – anche grazie a un gran numero di immagini in bianco e nero – la situazione della condizione femminile alla fine degli anni Settanta. Il volumetto contiene ventinove brevi capitoli che sono altrettante schede: la donna, la moglie, la madre, i diritti della donna, l’istruzione della donna, la donna che lavora, la donna emancipata, la femminista, il corpo della donna, il mestruo, la donna è un simbolo, la strega, l’amazzone, l’eroina, la vergine, la fidanzata, la moglie morta, suocera e nuora, mogli, amanti e concubine, la donna con un solo nome, quanto vale una donna per gli uomini, la donna in pantaloni, la violenza della donna, la donna che non esiste, la suora, la prostituta, la donna valuta se stessa, la vedova madre e figlia.

Il quadro che le schede tracciano fin dai titoli è chiaro. Silvia Giacomoni allestì un sussidio destinato alle scuole medie inferiori che si inseriva nelle vicende del femminismo in Italia. A questa constatazione, ne va fatta seguire un’altra: quello che era allora il presente vissuto dall’autrice dell’album si salda già con un uso non banale del testo biblico.

La Bibbia è presente nelle schede dedicate alla vergine e a suocera e nuora. Nella prima, una citazione tratta dal Deuteronomio è messa a confronto con un passo della legge assira, rilevando come quest’ultima sia «più feroce nei confronti delle donne»; in quella su suocera e nuora, un episodio tratto dal racconto biblico occupa interamente lo spazio riservato al testo, tanto nel riquadro destinato alla Lettura, quanto nell’approfondimento collocato nel taglio basso della pagina. Ecco il contenuto del riquadro superiore:

Nella Bibbia, fra le tante storie straordinarie, c’è anche il bellissimo racconto del rapporto affettuoso e solidale di due donne, suocera e nuora, le quali sanno prendere in mano il proprio destino e trovano il modo di vivere unite anche quando la consuetudine e le leggi avrebbero dovuto segnare la loro separazione. Il libro di Rut narra infatti che, “al tempo in cui i giudici giudicavano”, ci fu una grande fame in Israele, e un uomo di Betlemme andò a vivere nel paese di Moab insieme con la moglie Noemi e i due figli. Alla morte del marito, Noemi rimase coi figli. Questi sposarono due donne moabite, Orpa e Rut. Dieci anni dopo però i due figli morirono senza aver avuto prole, e Noemi decise di tornare a Betlemme. Invitò dunque le nuore a tornare dalla propria madre. Nulla ormai la legava più a lei. Ma Rut rifiuta di lasciare la suocera, la segue a Betlemme e qui sposa Booz, un parente del marito. Questo le permette di essere madre, e di fare per sempre la parte della famiglia di Noemi. «Allora le donne dicevano a Noemi: “Benedetto il Signore che oggi non ti ha fatto mancare un erede, il nome del quale fu celebrato in Israele. Egli sarà colui che ti consolerà e ti sosterrà nella vecchiaia, perché l’ha generato tua nuora che ti ama e che per te è migliore di sette figli”. Noemi prese il bimbo, se lo pose in grembo e ne ebbe cura. Le vicine dicevano: “È nato un figlio a Noemi” e fu chiamato Obed. Egli fu il padre di Isai, padre di Davide.

 

  1. 2021

Tra le Ricerche consigliate agli studenti nella scheda su suocera e nuora c’è la lettura integrale del libro di Rut – che Silvia Giacomoni riassume nella Lettura – e un confronto con «le parti che riguardano la famiglia» contenute nel Deuteronomio. Nel suo rapporto con la Bibbia, Silvia ha sempre proceduto nello stesso modo: leggendo, confrontando e, come mostra il passo riportato poco sopra, traducendo e adattando.

Un confronto con il racconto del libro di Rut contenuto nella Nuova Bibbia Salani mostrerebbe facilmente come il modo di procedere del 1979 presenti molti punti di contatto con quello che avverrà nel 2004. Ma, forse, più che come e quando, è importante cercare di capire perché l’interesse per il testo biblico si è spostato sempre più al centro della vita di Silvia Giacomoni.

Questo spostamento è legato al rapporto con Carlo Maria Martini: il carteggio tra il cardinale arcivescovo di Milano e Silvia intercorso tra il 1982 e l’anno della morte di Martini, il 2012, è stato pubblicato da Bompiani a cura di Laura Bosio nel 2021. La Bibbia occupa un posto progressivamente sempre più ampio nel carteggio; fa la sua prima comparsa in una lettera a Martini del 20 febbraio 1989: «Mi sono confermata nell’idea blasfema che i teologi potrebbero fare benissimo il loro mestiere anche se si decidesse che l’opera di Shakespeare, e non la Bibbia, è stata ispirata da Dio». La risposta di Martini è affidata a un postscriptum di una lettera inviata nel giorno di Pasqua del 1989: «Non mi fa problema il fatto che si possa fare una esegesi profonda di Shakespeare come della Bibbia. Se un autore è profondo, lo si penetra fin che si riesce. E la Bibbia ha un autore molto profondo».

A questo autore profondo, Silvia Giacomoni avrebbe dedicato di lì a poco tutte le sue energie. In forme anche diverse, in una prospettiva che lei stessa avrebbe chiamato di conversione, ma senza mai dimenticare Rut e Alice.

 

 

Francesco Mores
Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Studi storici Federico Chabod