Giorno della memoria: Aldo e Maria Carpi alla ricerca del figlio Paolo
Il 1945 porta eventi ed emozioni contrastanti nella vita di Maria Arpesani, moglie del pittore Aldo Carpi, arrestato dai fascisti il 23 gennaio 1944, deportato prima a Mauthausen e poi a Gusen, infine rientrato a casa nel luglio del 1945. Un’esperienza, questa, che lui stesso racconterà poi nel famoso Diario di Gusen, pubblicato da Garzanti nel 1971 per le cure del figlio Pinin Carpi. Insieme alla gioia per la salvezza del marito, per Maria nel 1945 c’è però anche la terribile e insormontabile angoscia di non avere più notizie del quinto dei loro sei figli, Paolo, internato a Flossenbürg e, in estate ormai inoltrata, non ancora rientrato a casa.
Nel carteggio di famiglia del Fondo Maria e Aldo Carpi, conservato presso il Centro Apice, Paolo, che era nato a Milano il 31 dicembre 1926, viene descritto come un «ragazzino attento e serio», con un carattere «di decisa chiarezza morale», che «fin da bambino aveva sentito nascere in sé, nutrita dall’ambiente famigliare, tutta l’avversione alla dittatura». Insieme ai suoi quattro fratelli maschi, e allo zio Giustino Arpesani, dal 1943 aveva partecipato attivamente alla lotta antifascista, sia a Milano che nel lecchese, e si era arruolato nel Gruppo Giovani Liberali.
Come scriverà Pinin Carpi: «Benché fosse una madre apprensiva, [Maria] vedeva noi figli andare via alla sera, a volte anche per più giorni, impegnati in compiti che sapeva pericolosi, ma non ci ha mai chiesto niente di quello che facevamo, soprattutto non ha mai ceduto all’impulso di raccomandarci prudenza. Era stata anche lei a farci fare quelle scelte». In quegli anni tutti i figli erano in continuo pericolo, ed effettivamente Pinin, il secondogenito della coppia, fu arrestato tre volte dalla polizia fascista, ma infine rilasciato in seguito a uno scambio di prigionieri, così che non sarà mai deportato, come invece toccò in sorte al padre Aldo e al fratello Paolo.
Qualche mese dopo l’arresto di Aldo, infatti, anche Paolo Carpi fu prelevato dallo studio legale dove lavorava, ristretto a San Vittore e poi deportato a Flossenburg. Dal gennaio 1945 la famiglia non ha più sue notizie.
Nell’estate del 1945 Maria si risolve a scrivere e diffondere un accorato appello, la cui minuta, qui riprodotta, è conservata al Centro Apice, nella serie Documenti di famiglia del Fondo Maria e Aldo Carpi. Purtroppo, la ricerca sarà vana. Solo nel 1954, dai registri del campo di concentramento di Gross-Rosen, i coniugi Carpi apprenderanno che il 25 febbraio 1945 l’amato figlio Paolo era stato ucciso, a soli diciotto anni, da un’iniezione letale.
L’incommensurabile tragedia era stata profeticamente preconizzata nella tela L’arresto degli arlecchini, che Aldo aveva dipinto nel 1944 e che poi, nella Prefazione al Diario di Gusen, Pinin descriverà in questo modo: «un plotone nero di sbirri che sta inseguendo degli arlecchini in fuga, danzanti in una metafisica piazza di città […] gli arlecchini sono sei, come i suoi figli, Fiorenzo, il musicista, Pinin, lo scrittore e illustratore, Giovanna, Cioni, il pittore, Piero che allora era solo un ragazzo e Paolo di 17 anni, arrestato a Milano dalle SS il 31 luglio 1944, rinchiuso a San Vittore, deportato a Flossenburg e poi a Gross-Rosen, nella Slesia meridionale, ucciso pochi giorni prima dell’arrivo dell’Armata Rossa».
Roberta Cesana
Università degli Studi di Milano