05 novembre 2023

L’archivio di Giorgio Scerbanenco al Centro Apice: 28 novembre, Università di Milano

L’evento si svolge in presenza in Sala Napoleonica (via Sant’Antonio 12, Università di Milano) e online su piattaforma Teams a questo link.

 

L’archivio di Giorgio Scerbanenco è approdato al Centro Apice dell’Università di Milano, dove sarà nei prossimi mesi inventariato e poi messo a disposizione di studiose e studiosi. Si tratta di una eccezionale acquisizione, che consentirà non solo di conoscere in maniera approfondita l’autore, attraverso lo studio di numerosi scritti inediti, di materiale relativo ai romanzi pubblicati e della prolifica corrispondenza con editori e personaggi pubblici dell’epoca, ma anche di comprendere meglio l’affermarsi in Italia del genere poliziesco, di cui Scerbanenco fu tra i maggiori rappresentanti del nostro Novecento.

Ne parliamo martedì 28 novembre alle ore 17:00 presso la Sala Napoleonica di Via S. Antonio 12, all’incontro Le vite di Giorgio Scerbanenco attraverso il suo archivio, che vedrà Alberto Scerbanenko, figlio di Giorgio, dialogare con lo scrittore Piero Colaprico. Introduce e coordina Bruno Pischedda.

L’archivio Giorgio Scerbanenco, arrivato ad Apice per volontà dall’erede, Alberto Scerbanenko, conserva una documentazione che copre un arco cronologico molto ampio, che va dalle origini familiari (metà dell’Ottocento) fino alla morte dello stesso autore, avvenuta nel 1969.  Si tratta di 46 faldoni che riuniscono una tipologia eterogenea di materiali: poesie inedite, romanzi editi e inediti (in forma manoscritta e dattiloscritta, a volte veline), commedie radiofoniche, soggetti cinematografici, scritti autobiografici, corrispondenze personali, compensi editoriali, racconti apparsi su rivista firmati con il nome vero o con pseudonimo, un dossier federale svizzero relativo al periodo dell’espatrio, certificazioni ufficiali (nascita, cittadinanza, matrimonio, morte), fotografie, ritagli di riviste contenenti novelle, appendici e raccolte di recensioni. Particolarmente importanti sono poi i carteggi editoriali, che danno conto del fitto lavoro di Giorgio Scerbanenco nell’industria culturale milanese, sia per le testate giornalistiche, sia per gli editori Rizzoli, Mondadori, Garzanti e Bompiani.

“L’archivio, che mi è stato donato da mia madre Teresa Bandini e che ho utilizzato per la mia monografia Le cinque vite di Giorgio Scerbanenco – commenta Alberto Scerbanenko – costituisce una testimonianza non solo della vita di mio padre, ma anche di un certo ambiente letterario, editoriale milanese e italiano del ‘900. Sono convinto che debba essere messo a disposizione per le ricerche di studiose e studiosi. Il legame profondo che Giorgio Scerbanenco aveva con Milano ha condizionato la mia scelta, e sono quindi particolarmente orgoglioso di affidare questo archivio al Centro APICE dell’Università degli Studi di Milano, sicuro che saprà valorizzarlo al meglio”.

“Questa nuova acquisizione da parte del centro Apice della Statale di Milano – commenta il Rettore Elio Franzini – rappresenta un’ulteriore testimonianza della missione di Apice non solo di conservazione e valorizzazione di fondi bibliografici e archivistici che si intrecciano con la storia del ‘900 e con la sua produzione editoriale, ma anche di conoscenza e divulgazione di generi letterari, come il poliziesco, la cui genesi e i cui autori meritano un posto di assoluta rilevanza nel panorama culturale italiano”.

Commenta Lodovica Braida, presidente del Centro APICE: “Si tratta di un’acquisizione molto importante: l’archivio di un autore che ha portato al centro della sua narrazione Milano negli anni del boom economico, e che mostra un interessante percorso professionale in cui giornalismo e scrittura letteraria si integrano perfettamente. Inoltre, la sua collaborazione con editori come Mondadori, Bompiani, Rizzoli e Garzanti offre una testimonianza significativa della vivacità del tessuto culturale della capitale dell’editoria italiana del Novecento”.

 

GIORGIO SCERBANENCO

Giorgio Scerbanenco (al secolo Wladimiro Valerianovic Scerbanenko), nasce a Kiev il 28 luglio 1911. Figlio di padre ucraino, professore di lingue classiche, e di madre italiana, trascorse la maggior parte dell’infanzia e della prima giovinezza a Roma. Nel 1927 si sposta con la madre a Milano dove, inizialmente, svolge diversi lavori: tra cui operaio alla Borletti e barelliere della Croce Rossa. Durante questo periodo studia da autodidatta soprattutto filosofia e matematica. Nel gennaio del 1931 sposa Teresa Bandini e, a partire da quel momento, abbandona tutte le altre attività per dedicarsi completamente alla scrittura.

La sua prima pubblicazione appare nel maggio del 1931 sul mensile letterario La rivista di Lecco. Si tratta del racconto Linea P a firma di Giorgio Vlad Scerbanenko. Nel 1934, grazie all’interessamento di Eugenio Gara, entra alla Rizzoli e inizia a pubblicare racconti e rubriche su Piccola e Novella, due settimanali femminili, a firma di G.W. Scerbanenko. Lì conosce anche Cesare Zavattini, dal 1935 direttore responsabile di Piccola, che diventa il suo mentore. È a partire da questo momento che comincia regolarmente a firmarsi Giorgio Scerbanenco, salvo quando usa uno pseudonimo. Nel 1937 si licenzia da Rizzoli e segue Zavattini che nel frattempo era passato a Mondadori, dove collabora con le riviste Grazia e Novellissima.  Sempre con Mondadori pubblica una serie di romanzi tra cui tra cui i “gialli” che hanno come protagonista Arturo Jelling, archivista della polizia a Boston.

Nel 1940 inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera, prima sul supplemento mensile Lettura e in seguito sul quotidiano, dove pubblica novelle e romanzi a puntate. Nel settembre del 1943 si rifugia in Svizzera dove rimane sino alla metà maggio 1945. In questo periodo collabora con alcune testate locali assieme a Indro Montanelli e Piero Chiara e scrive romanzi e saggi che saranno in seguito pubblicati in Italia.

Tornato a Milano, firma un contratto di esclusiva con Rizzoli, che gli affida la condirezione di Novella e la creazione della nuova rivista Bella. Su Annabella, con il nome di Adrian, inizia un’altra fortunatissima posta con le lettrici: un’esperienza che lo porta alla scrittura di romanzi rosa, di cui diventa tra i migliori rappresentanti dell’editoria italiana fino alla fine degli anni Cinquanta. Nello stesso periodo sperimenta altre forme della narrativa, dalla spy-story alla fantascienza e al western, affinando una tendenza all’ibridazione dei generi.

Ma è alla metà degli anni sessanta che Scerbanenco cambia rotta: attingendo al repertorio di storie di cronaca nera, di cui aveva ampiamente fatto esperienza durante la sua attività giornalistica, sceglie il romanzo poliziesco ambientandolo in Italia, all’epoca una novità nel panorama letterario italiano. Pubblica il ciclo legato al personaggio di Duca Lamberti, medico radiato dall’albo per eutanasia e consulente della polizia, che riscuote un enorme successo di pubblico. Al primo romanzo, Venere privata (1966), ne seguono altri tre (Traditori di tutti, 1966; I ragazzi del massacro, 1968 e I milanesi ammazzano al sabato, 1969), che lo consacrano definitivamente come autore noir.

Nel 1967 e nel 1968 vince per due volte di seguito il Grand Prix de la littérature policière di Parigi, e in quegli anni lavora alla trasposizione cinematografica dei suoi romanzi e alla stesura di soggetti originali per la televisione. La morte per malattia lo coglie a Milano il 27 ottobre del 1969.