08 marzo 2022

I giornali di cultura nell’Europa del Settecento: “laboratori” del sapere umanistico e scientifico

seminario 17 marzo giornali

17 marzo “Giornali e comunicazione dei saperi nel Settecento”

 

Che cos’è il giornalismo culturale nell’Europa del Settecento? In che lingue si esprime? Quale spazio ha ancora il latino nella divulgazione di temi scientifici? In che cosa questi giornali sono parenti delle pagine di cultura dei nostri giornali e delle nostre riviste specializzate?

A questo tema sarà dedicato il seminario di Apice del 17 marzo Giornali e comunicazione dei saperi nel Settecento.  Storici, linguisti e letterati si confronteranno sulle caratteristiche di una particolare forma di giornalismo, costituita da periodici eruditi, riviste scientifiche, letterarie e più ampiamente enciclopediche. Quelli che oggi definiremmo periodici accademici o di divulgazione alta. Occasione di questo incontro è l’uscita del volume I periodici settecenteschi come luogo di comunicazione dei saperi. Prospettive storiche, letterarie e linguistiche, a cura di Fabio Forner, Franz Meier, Sabine Schwarze (Berlino, P. Lang, 2022). Si tratta di un contributo importante che porta l’accento su questi particolari prodotti editoriali e sul loro ruolo di raccordo tra discipline diverse, umanistiche e  scientifiche.

La sfida del giornalismo culturale del Settecento va infatti colta su più aspetti. Tre elementi mi paiono particolarmente rilevanti in una riflessione sui giornali come veicolo di comunicazione dei saperi. In primo luogo, i periodici settecenteschi sono “macchine traduttive”, dal momento che diffondono saggi apparsi precedentemente in altre lingue: ad esempio, saggi usciti in inglese sulle Philosophical Transactions vengono tradotti in francese, lingua base per altre traduzioni, senza passare dall’edizione originale.

Secondo elemento fondamentale: fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, alcuni di questi periodici diventano, per i rispettivi Paesi in cui vengono pubblicati, dei laboratori di sperimentazione linguistica nei vari ambiti disciplinari, in particolare della chimica, della medicina, della botanica, dell’agronomia e dell’astro­nomia. Il nuovo metodo sperimentale richiede infatti l’uso di una nuova terminologia che, sulla base di quella greca e latina, si diffonde velocemente nella lingua francese: le prime attestazioni si trovano nel  Journal des sçavans e nelle Histoire et Mémoires de l’Académie royale des sciences.  Per questa ragione, tali giornali diventano una fonte importante per sondare un ambito su cui esistono pochi studi: le tecniche tradut­tive dei testi scientifici. Ad esempio, le Observations sur l’histoire naturelle, la physique et la peinture, fra i primi giornali europei di scienze naturali, diventano un osservatorio prezioso perché  traducono in francese articoli di carattere tecnico che sono già stati presentati e discussi presso le grandi accademie europee nelle rispettive lingue volgari o in latino.

Il terzo elemento riguarda gli effetti che questo tipo di informazione ha sul pubblico cui i giornali colti sono indirizzati. Se anche si rivolgono ai lettori delle élites culturali, non va sottovalutato il fatto che giornali come il Caffè, in particolare con gli articoli dei fratelli Verri e di Cesare Beccaria, portano l’attenzione su tematiche diverse, tra cui non solo temi letterari, ma anche scientifici, economici e giuridici, consentendo ai lettori di  farsi un’opinione anche al di fuori del loro ambito di conoscenze. Alcuni articoli rinviano a temi che sono di interesse pubblico come quelli sulle malattie e sui primi vaccini, tra cui il dibattito sull’inoculazione del vaiolo, attentamente riportato sulle pagine della Gazette littéraire de l’Europe. Non sempre però gli editori e i direttori dei giornali concordano con tutte le opinioni cui danno voce. E quale strumento usano per prendere le distanze? Ricorrono soprattutto alle  lettere, epistole brevi o lunghe, con cui giornalisti, letterati e scienziati intervengono per dire la loro su argomenti trattati da illustri autori. Anche per questa aspirazione alla pluralità delle voci, i giornali del Settecento rappresentano uno spazio di accoglienza di opinioni e contesti culturali diversi, un luogo aperto al dialogo tra le discipline e tra umanisti e scienziati di diversi Paesi europei.

 

Lodovica Braida
Presidente del Centro Apice
Università degli Studi di Milano

 

Il Seminario si svolge online su piattaforma Teams alle ore 17.

Link per connettersi: https://bit.ly/3Ca9e4g